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Allevamento Amatoriale “ La Dogaia” Lagotto Romagnolo

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I nostri cani

Tartufi

Addestramento
Escursioni al tartufo

Cucciolate

Cuccioli disponibili

Standard

Denominazione: "Lagotto Romagnolo"

Origine: Italia.

Classificazione F.C.I.: Gruppo 8 - cani da riporto / cani da cerca / cani da acqua.

Aspetto generale

Cane di media-piccola taglia, con proporzioni buone e di aspetto forte, robusto e rustico al tempo stesso. La particolarità estetica che lo caratterizza è il pelo riccio e lanoso su tutto il corpo, compresa la testa. Le doti di rusticità ne istituiscono la funzionalità al lavoro.

Caratterstica principale: Dotato di eccezionale olfatto, è l'unica razza al mondo specializzata nella cerca del tartufo

Carattere

Canino dall'espressione sempre vigile e attenta a tutto. Molto vivace e gioviale con le persone che lo circondano quotidianamente, ma anche con estranei, appena preso confidenza. Per lui essere portato a caccia di tartufi è quasi diventato una sorta di gioco. Mentre svolge il suo lavoro esibisce passione e efficienza. Si sente esperto in questo tipo di ricerca e ama mettersi in mostra con il suo insuperabile olfatto. L'istinto venatorio è stato pian piano cancellato, così da non venire distratto dal selvatico. Legato in modo incredibile al suo padrone; si dimostra un ottimo cane da compagnia per la sua intelligenza ed obbedienza. E' una razza facilmente addestrabile.

Standard

  • Altezza:
    • maschi da 43 cm a 48 cm
    • femmine da 41 cm a 46 cm
  • Peso:
    • maschi da 13 kg a 16 kg
    • femmine da 11 kg a 14 kg
  • Tronco: quasi uguale all'altezza al garrese in lunghezza.
  • Testa e muso: testa di forma trapezoidale con leggera divergenza tra gli assi superiori del cranio e quelli del muso. Muso abbastanza largo. Il rapporto è cranio 56%, muso 44%.
  • Tartufo: sulla stessa linea della canna nasale, largo e voluminoso.
  • Denti: regolarmente allineati e completi nel numero; sono ammesse chiusure a forbice o a tenaglia ed un leggero prognatismo.
  • Collo: muscoloso, asciutto e privo di giogaia.
  • Pelle: aderente in tutte le parti del corpo.
  • Arti: ben in appiombo sia gli anteriori che i posteriori. L'avambraccio è perfettamente dritto.
  • Spalla: le scapole sono lunghe il 30% dell'altezza al garrese e ben stese all'indietro di circa 53 gradi. Muscolatura: buona soprattutto sugli arti posteriori.
  • Linea superiore: retta con garrese e mai curva.
  • Coda: con giusto punto di attaccatura. In lunghezza arriva fino ai garretti.
  • Proporzioni: lunghezza testa è pari ai 4/10 dell'altezza al garrese; lunghezza muso è minore di 2/10 di quella del cranio; la profondità del costato è circa la metà dell'altezza al garrese.
  • Pelo: con tessitura lanosa. Molto particolare. E' riccio su tutto il corpo. I ricci devono essere distribuiti in modo omogeneo.
  • Colori ammessi: bianco sporco uniforme, bianco con macchie marroni, roano, marrone fegato uniforme, arancio unicolore. 

Cenni storici:

Antica razza di cani da riporto in acqua nelle pianure di Comacchio e zone paludose di Ravenna. Nel corso dei secoli le vaste zone paludose furono risanate e divennero terreni arabili.

Di conseguenza il Lagotto cambiò e da cane da acqua divenne un eccellente cane da tartufo nella aperta campagna piatta e sulle colline della Romagna.

Il lagotto in origine era un cane da riporto d'acqua, utilizzo simile a quello di noti retriever; successivamente 

questa attitudine si è persa con la selezione a favore della cerca del tartufo.

Il fatto che si tratti di una razza con origini molto antiche lo si desume anche dal fatto che un cane rassomigliante all'attuale lagotto si ritrova in raffigurazioni trovate nella necropoli etrusca di Spina (Ferrara). Gli etruschi avevano rapporti con popolazioni orientali, da cui potrebbe derivare la razza.

L'insediamento della razza è antecedente a quello, nella penisola iberica, del Cane d'acqua portoghese, affine al lagotto romagnolo. Lo stesso Linneo testimonia la presenza di un cane molto simile all'attuale lagotto, in epoca ben precedente la nascita del Cão de água português.

In epoca romana e successiva, i cani si diffusero nella zona che va da Ravenna fino al Friuli passando per la zona delle Valli di Comacchio.

In un famoso affresco del Mantegna: L'incontro, visibile nella Camera degli Sposi nel Palazzo Ducale dei Gonzaga di Mantova, osserviamo un cane del tutto simile all'attuale lagotto romagnolo. Inoltre sono numerose le citazioni, in molti documenti a partire del XVI secolo, di un cane da riporto riccioluto del tutto simile all'attuale lagotto.

Il nome della razza trae origine dal dialetto romagnolo: "Càn Lagòt"; che significa: "cane da acqua" o "cane da caccia in palude dal pelo riccio e ispido".

Secondo altre fonti le origini del nome ha certamente origine da espressioni dialettali, si ipotizza, infatti, che derivi dal termine dialettale con il quale si chiamano gli abitanti di un paesino delle valli di Comacchio: Lagosanto, detti appunto "lagotti". Questa cosa viene riportata, anche, da Giovanni Morsiani che a sua volta cita Gian F. Bonaveri in una pubblicazione del 1761 intitolata: Della città di Comacchio delle sue lagune e pesche.
Questi racconta che i valligiani usavano per il riporto della selvaggina dei cani bianchi dal pelo folto e riccio.

Infatti, prima delle bonifiche del '800, nelle valli di Comacchio e nelle zone paludose della Romagna, il cane veniva utilizzato per il riporto della selvaggina volatile (specie le folaghe). In questa attività un ruolo decisivo hanno il pelo e il sotto pelo della razza che proteggono l'animale dal contatto dell'acqua, spesso gelida, consentendogli un capacità di lavoro insuperabile.

Parallelamente a questa attività venatoria il lagotto svolgeva un'utile, ma meno nota, attività di ricerca del tartufo, allora ben più abbondante. Questa attività successivamente ha preso il sopravvento fino a specializzare la razza in questa attività in modo esclusivo nell'intero panorama mondiale; anche e soprattutto perché la razza è ottimamente addestrabile e possiede un'ottima cerca e un notevole olfatto.